segunda-feira, 18 de fevereiro de 2013



Che cosa rende eroici? Muovere incontro al proprio supremo dolore e insieme alla propria suprema speranza.

In che cosa credi? In questo: che i pesi di tutte le cose devono essere nuovamente determinati.

Che cosa dice la tua coscienza? Devi diventare quello che sei.

Dove stanno i tuoi più grandi pericoli? Nella compassione.

Che cosa ami negli altri? Le mie speranze.

Chi chiami cattivo? Chi mira soltanto a incutere vergogna.

Che cos'è per te la cosa più umana? Risparmiare vergogna a qualcuno.

Che cos'è il sigillo della raggiunta libertà? Non provare più vergogna davanti a se stessi".

Friedrich Nietzsche

La volpe e il sipario



Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

La mia poesia è alacre come il fuoco
trascorre tra le mie dita come un rosario
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnanànna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce.

Alda Merini



"La poesia riafferma sempre, è la sua missione, l'integrità, l'autonomia, la dignità della persona umana.
Se essa giungesse un giorno a vincere la sua battaglia, se arrivasse a salvare finalmente l'anima umana, se un giorno nell'unità delle fedi, il primato dello spirito venisse da tutti ammesso come regola fondamentale d'ogni società, la poesia avrebbe vinto la sua battaglia, e le difficoltà morali, che hanno sempre tanto tragicamente diviso l'umanità, sarebbero finalmente sciolte."

Giuseppe Ungaretti